INTRODUZIONE
Prima di scrivere qualsivoglia scrittura, é un affaticarsi, un cercare e leggere libri nuovi e vecchi, uno studiare e raccogliere di continuo notizie, empiendone grossi zibaldoni, un esercitare il naso a soffrire la nausea di volumi rosi dagli anni e dalle tignuole, un provocare l'acutezza degli occhi, che non vogliono ficcarsi per entro certi caratteri vacillanti, impossibili; un discervellarsi a interpetrare alcuni segni di abbreviazione, verso i quali i geroglifici sono niente; un dubitare, uno scoraggiarsi, un incoraggiarsi, un venire in tale e tale deliberazione; un avere insomma l'animo turbato, il cuore commosso, la mente sottosopra. Ma, per buona ventura, questo non va a lungo, perchè come ti avanzi in quegli studii, tu vedi sorgere, a poco a poco, fra quella confusione d'idee, una idea, la quale si va facendo sempre più larga, chiara, intera, che poi piglia proprio aspetto e forma di ciò che desideri. È qui, che tu mandi fuori un sospiro, benedici al lavoro sostenuto, e concepisci.
Or la concezione d'un'opera qualunque, s'ella è l'effetto di gobba, veglie, meditazioni, è bene dirla ai lettori nel suo come e nel suo perché? Io stimo di si: ed a mettere in atto il mio stimare, eccomi a dire la testura del presente scritto. Cosi, chi legge, se ne prenderá utile o diletto, andrà innanzi; se non, tornerà indietro, lo chiuderà, e lo gitterà in un canto, risparmiando a se la noia, a me il rimorso d'avergliela data. Anzi, ad esser cortese, ed a mostrare ch'io fo gran conto della sanità e dell' umore del mio prossimo, senza tante chiacchiere e senza tanti giri, vengo al proposito mio, e comincio.
Lo scibile e la scienza sono una medesima cosa? Alcuno ha risposto, si, ma s'è ingannato a partito, e n'é pruova il comune consentimento de' dotti, che stimano l'uno come un vasto serbatoio del sapere, diffiniscono l'altra per un sistema coordinato di verità acquisite. Lo scibile, dunque, è indefinito, la scienza è finita, e tante verità ella possiede, quante ne acquista da lui. E la lingua, che non sempre è logica, circa il genere de' nomi, qui è pur troppo, facendo il primo, maschio, e però meno accessibile, la seconda, femmina, accessibile di sua natura. Lo strappare dal seno dello scibile ognora un maggior numero di veri è lo scopo della scienza e de' cultori di lei; e guai pel mondo civile, se l'una generazione lasciasse all'altra il suo patrimonio scientifico tale quale l'ha ricevuto. Sarebbe delitto innominato, siccome è dovere primo il contrario. Gli è però, che bisogna riempiere le lacune, appianare i vuoti restati dai nostri padri, ed arricchire, a più potere, il vasto retaggio ai nostri figliuoli.
E noi Italiani, massime, abbiamo questo obbligo, noi a cui tra per la sventura, e l'educazione, e l'infingardaggine, e un malinteso orgoglio, dovė lo straniero dirci che fummo, che siamo, che valiamo; noi, a cui rimane ancor tanto da fare. Alessandro si doleva delle vittorie di Filippo, e a chi gli dimandava, perchė? rispondea sconfortato: A me il padre non lascerà niente da conquistare; eppure fondò quell'imperio. Che dovremmo rispondere noi a una simile domanda, noi, che specie di alcuni tratti del medio evo, non abbiamo nessuna, o poca notizia; noi, che non abbiamo nessun lavoro compiuto sulle condizioni giuridiche delle diverse famiglie della penisola; noi, che come non abbiamo nessuna storia politica, civile, letteraria, artistica, cosi non abbiamo nemmeno una storia del diritto che possa dirsi tale? E v'è opera più necessaria a un popolo, che la storia delle sue leggi? V'è specchio più terso, dove specchiarsi meglio i dolori, gli strazii, le glorie sue? Che dovremmo, dunque, rispondere, se non che il carico affidatoci è troppo fuor di misura? Ma ci sgomenteremo? Ma cesseremo stenti e fatiche? Ah, no! Se i nostri genitori han fatto l'Italia unita, noi dobbiamo farla forte e gloriosa. Diamoci a conoscere le cose nostre, cerchiamo nelle biblioteche, cerchiamo negli archivi, pubblichiamo gli statuti, le memorie, i monumenti de comuni, scriviamo monografie su tutto, studiamo fortemente assiduamente studiamo, e non vedremo più gli stranieri venirci a vendere qui, in casa, il sole di agosto, e farci ingiuria e villania, dove spesso eglino ci hanno per fino non intesi.
Il Rosenthal, per esempio, chiamava mostro il sistema feudale napoletano, sol perchè questo non era qui allo stesso modo, che in Germania o in Francia. Lo chiamava mostro perché il carattere liberale delle istituzioni, il progresso della libertà civile non poteva entrare in mente a lui, che se era un valoroso feudista, non sapeva e non poteva levarsi all' altezza, superiore ai tempi, a cui s'eran levati tutti i nostri dottori e giureconsulti. Nė egli, nè altri non meno pregevoli di lui, pur pensavano, che potesse essere un sistema feudale, dove i diritti del cittadino, jura civitatis, fossero assoluti, inviolabili, imprescrittibili, come diritti di natura; e il giure civile soprastesse al giure del feudo. Per loro era una teoria di là da venire, per noi era la teoria comune; quella che forma la più bella pagina della storia del dritto del Regno di Napoli. Perocchè è appunto dessa, che costituisce la differenza tra il diritto feudale napoletano, e quello degli altri Stati; ne' quali la pianta del feudalesimo, essendo indigena, non permise mai, che l'idea dell'uguaglianza di diritto si svolgesse per l'equità civile, nè che fossero proprietà comunale e usi civici, come li intendiamo noi. E se si trova scrittori che ne fanno motto, a ben considerarli si vede, che vi potrà essere similitudine o anche medesimezza di parole, ma non di sostanza. La teoria della proprietà comunale, e quella degli usi civici, jura civitatis, è tutta ed esclusiva del dritto napoletano. E dell'esser poco nota e pregiata dentro e fuori Italia, non s'ha ad incolpare, che noi, i quali studiamo più le cose straniere, anche quando potremmo far da maestri; conosciamo molto mediocremente le cose nostre; e conoscendole bene, non sappiamo farle conoscere. Eppure, quaggiù non solo bisogna valere, ma bisogna farsi valere.
Non è facile pescarla quella teoria? Lo so; ma il merito tanto è maggiore, quanta maggiore è la difficoltà. S'intende; se ci fosse degli scrittori, che ce l'avessero scritta intera, intera, oh, allora l'opera nostra sarebbe per lo meno tempo perduto; ma dacchè non è cosi, si dee stringer le spalle, ed aver la pazienza di cercarla dove si trova. E un poche te ne dà il Novario (1), un pochino il De Rosa (2), un pocolino il De Franchis (3), un pochetto il Rovito (4), un pochettino il De Afflictis (5), un pochissimo il Ricci (6), un tanto il De Luca (7), un tantino il Rendella (8), un tantinetto il Masci (9), qualcosa il Freccia (10), qualcosella il Capece (11), qualcosina il Papa (12), qualcosellina il Winspeare (13), qualcosetta il Giannone (14), qualcosettina il Pecchia (15), qualcosuccia il Turboli (16), qualcoserella tutti i trattati. d'Instituzioni del Rapolla, Basta, Maffei, Fighera, Valletta, tutti i commenti del dritto patrio, alcuna allegazione di avvocato; e ne avrai un'idea chiara. Chiara, ma non precisa. A questo, è necessario salire un po' più in alto: entrare nell'impero romano, e considerare l'essenza del Municipio e della sua proprietà: penetrare nel medio evo, e tener dietro alla trasformazione cagionata da quell'insieme di forze opposte, che allora si combattevano: venire al feudalesimo, e guardarlo in generale e in particolare, in se e in rapporto col Comune, seguendo il nascere, lo svolgersi, il progredire della libertà civile nella sua lotta e nella sua vittoria sul feudo. Solo rifacendo un si lungo tratto di storia si può ottenere lo scopo.
Questo appunto io tento: se vi riesca non so; so, che io lavoro soltanto, perché sento cosi di adempiere il dovere e procacciarmi diletto.
(1) De Vassallorum gravaminibus – (2) Civilis Decretorum Praxis - (3) Decisiones S. R. Consilii - (4) Consilia - (5) Decisiones — (6) Praxis Civilis — (7) De Regalibus, De servitut., De feudis - (8) De pascuis reg. (9) Esame polit, leg. dei diritti e prerog. dei Baroni del Reg. di Nap. - (10) De subfeudis - (11) Controversiae - (12 ) Decisiones - (13) Storia degli abusi feudali – (14) Stor. Civ. – (15) Śtor. civ. -- (16) Origines jur. praed. dom. Reg. neap.